Annapurna, Nepal

April - May 2023
Viaggio di tre amici lungo l'Annapurna Trail, con visita a Pokara e Kathmandu. Read more
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  • Day 3

    Timang 2: pranzo e cazzeggio

    April 22, 2023 in Nepal ⋅ ☁️ -1 °C

    La sala principale del lodge è circondata da panche occupate soprattutto da turisti singaporesi a pranzo in attesa di procedere oltre. Una famiglia sudafricana completa il quadro. Consumiamo un pranzo rinfrancante.

    Consumo le mie preoccupazioni in modo costruttivo, in solitudine. Lavo un cambio di vestiti con l'acqua gelida della fontana principale, strofinando contro il cemento della vasca, assaporando la sensazione di questo gesto antico; tutt'attorno le montagne e i rumori delle attività del villaggio: è la pace.

    Appendo ad asciugare, ma fa piuttosto freddo (spoiler: non asciugherà nulla). Organizzo persino una doccia in un bagno all'aperto, fortunatamente molto spazioso. Fa così freddo che mi lavo con un filo di acqua gelida solo in alcune zone topiche, usando forse 1 litro d'acqua. Aver eliminato i peli superflui in queste situazioni sicuramente aiuta. Questa esperienza mi tonifica.

    Raggiungo gli altri due, facciamo una partita a burraco e una passeggiata per il villaggio. Acquistiamo birra e patatine e ci stabiliamo sul terrazzo per un aperitivo. Il sacchetto di patatine è gonfio in modo sospetto, infatti si riveleranno scadute da qualche mese. Odoravano di mangime per pesci rossi.

    Rientriamo per cena, ordiniamo il piatto nazionale, il Dal Bhat: riso accompagnato da verdure (patate, cavolfiore, foglie di mostarda) e una zuppetta brodosa di ceci. È tonificante e puoi chiedere extra se ne vuoi ancora!

    A sera gestiamo il grande freddo, di addobbiamo in modo imbarazzante prima di entrare nel sacco a pelo, rinforzato dalla coperta in dotazione. Mentre io scrivo queste note (che poi perderò in fase di upload) Paolo si addormenta russando. Anche io russo, motivo per il quale Lorenzo dorme nella stanza a fianco invano, tanto è sottile la parete divisoria. Quando cederò anche io al sonno (con i tappi auricolari) per lui sarà impossibile prendere sonno.
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  • Day 4

    Timang - Dhikur Pokhari, perdo cose

    April 23, 2023 in Nepal ⋅ ⛅ -2 °C

    Ore 6:15 sveglia. Il freddo non ci ha mummificati.
    Ieri sera ho rifatto completamente lo zaino e mi sono svegliato prima degli altri per gli ultimi ritocchi. Grazie alla rimozione di inezie e una diversa disposizione, sono riuscito ad assorbire tutti gli oggetti dello zainetto extra nel principale. Sono molto soddisfatto di me. Colazione. La guida ci raggiunge alle camere per un controllo extra, recuperando una felpa dalla camera di Lorenzo. Fast forward: io invece perderò misteriosamente la salvietta in microfibra, e forse anche la luce frontale ma investigo meglio domattina con la luce. Al momento della scrittura (sera, 21:30) ho poca autostima di me riguardo alla logistica, perché per quanto cerchi di essere meticoloso, gli oggetti continuano a sfuggirmi. Si potrebbe dire che questo genere di viaggi servono a "scoprire se stesso", salvo il fatto che già ben conosco questa mia cifra, e non trovo rimedio.

    Il meteo è splendido e il paesaggio è meraviglioso, sempre più monumentale. Inizialmente attraversiamo boschi nei quali spiccano rododendri (fiore nazionale) dalle dimensioni pregevoli; abbiamo anche un paio di contatti con la fauna: una specie di pappagallino rosso e due aquile silenziose sopra le nostre teste. Ma è l'aspetto orografico e geologico a sorprendere. Le creste attorno a noi sono davvero immense, e le formazioni più vicine hanno proporzioni che è difficile descrivere. Siamo rimasti imbambolati a osservare una parete di pietra ciclopica, lunga centinaia di metri di lunghezza e decine in altezza, nuda, inclinata di 45 gradi. Passiamo l'allegro e vispo villaggio di Charme, una delle tappe ufficiali più apprezzate, passo dentro il White Stupa. Attraversiamo il primo ponte pedonale alto diverse decine di metri sul fiume.

    Breve sosta presso una azienda agricola che sembra trentina, meleti, spaccio di prodotti di trasformazione, edificio e tutto.

    Il tempo cambia. Passiamo velocemente dal proteggerci dal sole al proteggerci dal vento e dal freddo. La pendenza è accettabile, e anche il guadagno di quota, attorno ai 600 metri. Arriveremo poco oltre i 3050. Fisicamente tutto ok, respirazione regolare, nessun dolore tranne un fastidio alla spalla destra, dovuta ad un difetto dello zaino che tenterò di risolvere alla Mc Gyver in seguito.

    Arriviamo finalmente a Dhikur Pokhari, e poco dopo inizia a nevicare.
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  • Day 4

    Permanenza a Dhikur Pokhari

    April 23, 2023 in Nepal ⋅ ☁️ -1 °C

    Il lodge è come sempre a conduzione familiare, casa e bottega, parenti anziani e piccini vivono la quotidianità dell'ospitalità con naturalezza. Per il resto il villaggio non ha molto altro da offrire e sembra molto poco frequentato; ci viene spiegato che la maggior parte preferisce allungare ad Upper Pisang.

    Fuori nevica con vento e la temperatura precipita. Ordiniamo e pranziamo ottimamente. Beviamo the. Il meteo vanifica l'offerta di wifi gratuito pattuito: non c'è campo per nessuno. Approfittiamo così di un altro benefit abilmente contrattato: la doccia calda. È in uno stanzino simile a quello di ieri, con boiler a gas, dove la bombola fa la doccia con te.

    I due fratelli vanno per primi mentre io, realizzando lo smarrimento di cui parlavo vado in sbattimento svuotando tutto sul letto e controllando persino in tasche dove non entrerebbe un fazzoletto, non si sa mai. Passa così diverso tempo, faccio a mia volta la doccia con un secondo piccolo asciugamano di riserva e passo in po' di tempo nella sala comune, dove hanno acceso la stufa.

    Rinunciamo alla birretta del pomeriggio, che costa come in un concerto a Milano, e sorseggiamo the. Facciamo programmi per la tappa di domani. Imitando una coppia di francesi andiamo a testare il nostro filtro per l'acqua. Si tratta di un cilindro filettato alle estremità. Surprise: la filettatura calza con un tipo di bottiglia di cui abbiamo un solo esemplare. Ci ghicciamo le mani riempiendo tre bottiglie per domani, evitando un esborso che sarà sempre più oneroso (ma vorrò capire se ammortizzeremo le 24€ del filtro).

    Per il resto il pomeriggio scivola piacevolmente "in famiglia", giocando con una bambina, coccolando gli affettuosi ma lerci gatti di casa e controllando l'asciugatura dei nostri effetti vicino alla stufa.
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  • Day 5

    Lower, Upper Pisang, operosità mattutina

    April 24, 2023 in Nepal ⋅ ☁️ -5 °C

    Freddino, ultima lavata di denti all'aperto, saluti e via di gambine.

    Ieri abbiamo concordato di percorrere la strada per Manang più selvaggia, invece della strada carrabile più diretta, non senza qualche ritrosia da parte della guida. Dei nostri rapporti con Raje dovrei parlarne a parte, ma non sono idilliaci.

    Attraversiamo Lower Pisang durante il suo risveglio. Fuori da qualche casa fumano bracieri pieni di rametti resinosi, per ingraziarsi Buddha. Il vento ne disperde il profumo per tutta la via.

    Una scalinata spacca-cosce ci porta ad Upper Pisang, dove alcuni abitanti sono già affaccendati nei campi; lavorano la terra con metodi primitivi, con buoi, giogo e aratro di legno. Un uomo davanti a un campo considerevole, inserisce i semi nelle buchette appena aperte a mano con una zappetta, un seme per ciascuno, con calma.

    Usciamo dal paese attraversando un quartiere antico, interamente di pietra, con piccoli viottoli, stupa e ceppi sacri. Ci ritroviamo in una pietraia che costeggia un crinale. Sembra il percorso di una miniera. Qui una squadra di uomini è occupata a spaccare pietre manualmente, trasportandole su speciali gerbe di legno, con le quali riempiono dei cubi di maglia metallica notate un po' ovunque per contenere le frane. La catasta di gabbie di ferro fa pensare a tante nasse fuori luogo. È un lavoro tremendamente faticoso, gli uomini sono sporchi, e quasi mi vergogno a passare tra di loro.

    Vediamo mucche e vitelli girare indisturbati e mangiare in giro erba selvatica ("cow grass"), forse messa apposta per loro per scoraggiare ingressi negli orti e nei campi. Molto spesso sono animali magrissimi, incrostati, con l'aspetto di chi deve faticare duro per la sopravvivenza, un po' come gli uomini di prima.
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  • Day 5

    Ghyaru

    April 24, 2023 in Nepal ⋅ ☁️ -4 °C

    Se finora è stata una passeggiata di salute, ci ritroviamo un muro del pianto da 600mt per arrivare a Ghyaru. Una serie interminabile di tornanti nel bosco, che io e Paolo viviamo come una via crucis: fermandoci a pregare di tanto in tanto. Lorenzo invece dopo poco sparisce, lo ritroveremo in cima.

    Facciamo la conoscenza di alcuni portatori giovanissimi, sorridenti e in salute. Ciascuno di loro trasporta 25 kg... di capoccia. Sostengono il carico con l'aiuto di una fascia tirata dalla fronte. A me fa male il collo solo guardandoli.

    La salita termina. Ghyaru (3690mt) è un villaggio dall'aspetto molto sacro. Sulla sinistra c'è uno stupa con un cilindro enorme, che batte su una campana; gli interni sono affrescati. Terrazze circondate da bandiere colorate garriscono al vento, e tutt'attorno l'infinito. Peccato per il meteo. Consumiamo un thè assieme, e decidiamo di procedere per Ngawal, che essendo alla stessa altitudine non rappresenta un obiettivo difficile.
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  • Day 5

    Ngawal, Braka

    April 24, 2023 in Nepal ⋅ 🌫 -3 °C

    L'ambiente si fa meno lussureggiante, più arido. Ci sono sempre alberi ma sono più radi, il terreno è coperto da cespugli bassi come il pino mugo e da erba secca. Condividiamo il percorso con un gruppo di ragazzi che camminano diffondendo musica con uno speaker bluetooth, la cosa ci irrita con diversi livelli di tolleranza, scatenando un dibattito sul senso civico e sulla purezza della montagna, da non corrompere come accade al mare.

    Più avanti incontriamo un uomo francese, riposa sdraiato contro la montagna. È giulivo, esprime allegria, e ci scambiamo qualche battuta sui rispettivi paesi. È un globetrotter "di montagna", sale sulle cime che gli interessano senza criterio predefinito.

    "Neviggina" e il sole è occultato da nuvole cariche, il che rende il panorama grigio e senza profondità. È un piacere godere di questa neve sottile, impalpabile. È uno dei tratti che ho apprezzato di più finora. L'atmosfera si è fatta magica: la neve, i pini e questo sentiero che fa pieghe sinuose seguendo un rilievo morbido.

    La complessa matrice di scelte logistiche, di altimetria, di distanza, di energie residue, unite al "fattore Manang" di cui non ho ancora accennato, ci fanno proseguire per Braka, ad altre due ore di magnifico cammino.
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  • Day 5

    Braka

    April 24, 2023 in Nepal ⋅ 🌫 -4 °C

    Braka costituisce una sosta logistica ottima, dato che dista molto poco da Manang. Ci arriviamo dopo 2 ore di nevicata orizzontale che ci ha raffreddati e inumiditi in diversa misura, e me in particolare perché per pigrizia non ho voluto fermarmi a indossare il poncho, ostinandomi a temere l'antivento che alla lunga ha fatto trafilare l'acqua, congelandomi la testa. La scrittura differita mi permette di potervi informare che pagherò questa leggerezza.

    Il villaggio è una strada fangosa con una apprezzata bakery e poche case. Anche qui la strada sta arrivando, i lavori toccano le propaggini del paese. Osservando questi luoghi mi viene alla mente la retorica del far-west e della ferrovia. La strada offre possibilità di arricchimento, riduzione della fatica, di emancipazione, ma anche di perdita dell'autenticità di questi luoghi. È una questione complessa e lunga da discorrere qui, ma strettamente legata alla storia di questo percorso di trekking, nella cui versione originale negli anni è stato sovrascritto dalle camionabili.

    Prendiamo posto nel primo lodge che ci propongono, e continuando con la similitudine, sembra un po' un saloon. Siamo stanchi e non abbiamo voglia di contrattare. Lorenzo sceglie una camera singola per evitare il nostro russare. La giornata passa piacevolmente nella sala comune, l'unica riscaldata da una stufa dalla quale un po' per evitare escursioni termiche, un po' perche attirava le persone come il miele, ce ne allontaniamo. Fuori c'è un tempo da lupi e le camere sono congelate. Effettuare il minimo di igiene e cambiarsi è sempre un'esperienza sferzante. Per dormire indossiamo una calzamaglia e una maglia termica, io copro il busto a sazietà, per poi rimuovere gli strati in eccesso alla bisogna. Infiliamo il cuscino nella federa, srotoliamo il sacco a pelo ed entriamo in questo bozzolo artico. L'ultimo passaggio è coprirsi con la coperta in dotazione e chiudere la zip. È una liturgia. E guai a lasciare accesa la luce! In 10 minuti si raggiunge una temperatura ideale, dopo qualche ora fa persino caldo. La testa resta sempre coperta.

    Sembra che il passo sia aperto, domani andremo a Manang per avere notizie di prima mano. Da questo punto in avanti probabilmente non avrò più molte possibilità di utilizzare il telefono per scrivere e fotografare per salvare la carica e perché la rete sarà ancora inaccessibile. Recupererò in seguito :-)
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  • Day 6

    Manang

    April 25, 2023 in Nepal ⋅ ⛅ -5 °C

    Lasciamo la ridente Braka e l'Hotel New Yak; per l'appunto poco oltre uno yak ci ignora pacificamente. Gli yak brucano e ignorano. Saluto un cane che si scalda davanti a una soglia. Qui è pieno di cani, pacifici, che fanno una libera vita da cani, magari più breve dei rispettivi occidentali, ma senza guinzaglio.

    Il tragitto fino a Manang è un sogno: poco pendente, piacevole, e il tempo è magnifico. Arriviamo, stupendoci, in un battito di ciglia. Sono le 9:00 circa.

    Manang è una meta significativa perché è uno degli ultimi baluardi di civiltà prima dell'attraversamento del passo, sosta prediletta per fare l'acclimatamento. È un villaggio votato al turismo di montagna, pieno di posti in cui mangiare, bakery, negozi di attrezzature e abbigliamento sportivi e servizi correlati: portatori, pony, noleggio, ecc. È sede di un checkpoint ACAP (organizzazione trekking in Annapurna).

    Nella fase di studio essa costituiva quasi un obiettivo, e pregustavo da settimane il pernottamento qui. Ma le cose sono andate diversamente. Da giorni correva voce che il passo fosse chiuso, condizione piuttosto problematica che ci ha costretto a cambiare in corsa la disposizione delle tappe. Abbiamo fatto simulazioni su simulazioni, calendario e cartina alla mano, con tutto il carico di incertezze, delusioni e tensioni. Era in ballo anche l'abbandono della "missione" qualora i giorni a disposizione non fossero stati sufficienti ad attendere il meteo propizio.

    La nostra guida non aveva notizie certe e necessitava di raggiungere l'ACAP per l'ufficialità. E qui la notizia: il passo è aperto, il tempo è buono e lo sarà per i prossimi due giorni, il terzo così così. Perciò la montagna ha deciso per noi: dobbiamo proseguire e avvicinarci il più possibile per approfittare del meteo.

    Perciò dopo una veloce visita e l'acquisto di qualche bene, salutiamo Manang.
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  • Day 6

    Yak Karka, il mal di testa

    April 25, 2023 in Nepal ⋅ ☁️ 0 °C

    Il tragitto da Manang era piuttosto breve: 400mt di guadagno di quota su 8km, quindi piuttosto rilassata. Durante l'ultima salita comincia a farmi male la testa.

    Il paese ha un aspetto delicato tra le montagne adiacenti, enormi, fuori scala. Saliamo ulteriormente fino al nostro lodge (Hotel Dream Home), affacciato sulla valle sottostante: è un paradiso, ma nel mio stato non riesco a goderne.
    Non so distinguere se sia attribuibile al mal di montagna, di cui non ho altri sintomi (nausea, inappetenza, insonnia); è un malessere simile al covid. Attribuisco la cosa al freddo preso l'altro giorno. Raje stesso conferma che il mal di testa di montagna è posizionato sulla nuca.

    Salendo di quota dobbiamo condividere il nostro stato di salute, per prevenire il "mountain sickness" e governare eventuali giorni di acclimatazione, che vanno a modificare la pianificazione. Anche Paolo accusa strane sensazioni, mal di testa e altri malesseri che necessitano di Imodium.

    Nel pomeriggio faccio una doccia calda nella cabina di lamiera dietro la cucina, sperando in un effetto benefico. Con Lorenzo utilizziamo per la seconda volta il filtro per purificare l'acqua, senza successo. Il filtro va avvitato alla bottiglia, ma non calza... perciò abbiamo in mano un acquisto inutile e la prospettiva di un certo esborso per l'acqua in bottiglia, sempre più costosa man mano si sale.

    Per il resto la giornata si conclude con qualche partita a burraco e un po' di lettura; prima di rientrare nel gelo delle nostre stanze con Lorenzo ci allontaniamo di qualche decina di metri per osservare le stelle. Nell'aria limpida e pura un umile spicchio di luna illumina tanto da proiettare le nostre ombre sul terreno; le stelle sono nitide.

    Nota positiva della giornata: aveva Paolo la mia torcia. Bilancio: lui ha perso la federa; Lorenzo ha perso la federa e un accessorio. Siccome sono un fan del "mal comune mezzo gaudio", intimamente ne gioisco (lo so, sono una cattiva persona).
    Namastè.
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  • Day 7

    Thorung Phedi

    April 26, 2023 in Nepal ⋅ ☁️ 0 °C

    Lasciamo Yak Karka di buon'ora, passiamo per Letdar e raggiungiamo Thorung Phedi, una sorta di grande rifugio di montagna. Il corpo principale ospita la sala comune, la cucina e la camerata delle guide; poste in modo disordinato ci sono bagni all'aperto, camere, e due piazzette dove cazzeggiano trekkers di ogni nazionalità. È un discreto bordello, sia umanamente, sia di a livello di strutture.

    Questo è il penultimo presidio di civiltà prima del passo; a 400mt più su c'è solo High Camp, in programma per domani. C'è una sorta di attesa della "grande onda", l'occasione meteo giusta per attraversare il passo.

    Arriviamo presto; Lorenzo è in gas e decide di fare un po' di acclimatamento salendo di 200 metri. Io sto ancora poco bene e Paolo ne ha abbastanza, quindi decideremo di lavare un paio di vestiti, salvo rinunciare per mancanza di acqua. Faremo poi un acclimatamento "modesto", tanto per non sentirci delle merde.

    Passiamo tutto il tempo nella camerata, tempo che sembra infinito, a guardare in cagnesco chi, varcando la soglia lascia la porta aperta, lasciando entrare la sciabolata artica.

    A sera, gli ultimi aggiornamenti meteo mettono sul piatto una nuova possibilità: saltare la giornata ad High Camp e fare la traversata in una soluzione unica. Lorenzo è tranquillo, io e Paolo abbiamo qualche dubbio, mentre la guida in modo un po' paraculo dice che "se ve la sentite, allora potete realizzare il sogno". Ci giriamo un po' attorno ma accettiamo: nessuno vuole rischiare di scontrarsi col maltempo il giorno della traversata, o peggio che il passo venga chiuso.

    Perciò seguiamo i dettami di Raje: lauta cena per avere energia, subito a letto e sveglia alle 3. La cena tanto lauta mi resterà sullo stomaco indigerita, complici la posizione orizzontale e la temperatura, e non dormirò per tutta la notte. PS: dormire è parte dell'allenamento...
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